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punto per un progetto in condivisione:
Protocollo COSTARICA
…TRE BAMBINI, GUARDANDO MAMMA-TV, SCOPRONO CHE IL COSTARICA E’ L’UNICA NAZIONE AL MONDO A NON POSSEDERE UN ESERCITO, E…
Ricordo che la prima volta che sentii questa notizia tornai improvvisamente bambino: una sensazione di smarrimento, poi una risata un po’ isterica, infine una sensazione di pace e possibilità quasi paragonabile ad un orgasmo. Poi un sacco di domande, forse infantili: se il Costarica non ha l’esercito, non ha bisogno di armi, e se mai dovesse avere  un conflitto internazionale è «costretta» a risolverlo in un’altra maniera?! E se tutto gli altri stati del mondo seguissero il suo esempio? Non ci sarebbero più guerre e armi nel mondo?? Basta poco allora! Basta decidere di non avere più l’esercito!
Dopo questo momento di piacevole, infantile e ingenua utopia, mi rimase qualcosa di estremamente forte e concreto in cui credo molto e che ho un gran desiderio di condividere: per qualche istante mi sono riappropriato della libertà di immaginarmi qualcosa di diverso, nuove frontiere, un cambiamento in cui credere, e che possa essere anche realizzabile. Il primo passo però è riacquistare la capacità e la libertà di immaginare, senza limitarci con pensieri di impossibilità.  Mi sento responsabilizzato, in quanto teatrante, davanti al pubblico, del messaggio che trasmetto, e mai come in questo periodo storico credo che una forte spinta debba venire da quelli che genericamente vengono chiamati «artisti».
Mi piacerebbe creare un progetto in condivisione, un protocollo composto da diverse azioni performative senza limiti strumentali dalla drammaturgia alla danza,  dalla performance alla fotografie e al video, ognuno con il proprio mezzo comunicativo, nel proprio paese, con il proprio pubblico e le proprie storie, ma collegate da un marchio, da un’idea, un file rouge. Il punto di partenza è sempre lo stesso, lo svolgimento e la realizzazione sempre diversa; la scoperta di una notizia che ti rende capace di immaginare e credere di poter cambiare le cose, dapprima un pensiero infantile e utopistico poi violentemente passionale e concreto.
Credo molto in un progetto in condivisione che riesca a mantenere intatte le individualità dei singoli partecipanti, che possa diffondersi come «un virus giusto», sempre diverso e per questo impossibile trovargli un vaccino, ma che possa allo stesso tempo essere momento di confronto e dialogo ma anche di progettazione,  organizzazione  e perché no? di collaborazione artistica.
Rimango in attesa di conoscere altre «scimmie» che vogliano guardare, sentire e parlare, ribellandosi alle altre tre sorelle, meno coraggiose e sicuramente meno interessanti!
Carlo Nigra +La Quarta Scimmia

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